Chernobyl', quando la verità diventa una minaccia più grossa della radioattività

02.07.2019

26 aprile 1986, ore 1:23. Mentre il silenzio della notte aleggiava sulle città dell'Unione Sovietica, nella centrale nucleare di Cernobyl', situata nell'Ucraina Settentrionale, i funzionari lavorano ancora. Questa volta si tratta di un test definito "di sicurezza". Ma in quell'ora gli addetti commettono il primo di tanti fatali errori: per effettuare il test rimuovono le sbarre di controllo. Per la precisione, su 211 ne estraggono 198, lasciandone attive solo 13, quando il minimo indispensabile era 15. Per di più vengono disattivati i sistemi di sicurezza. La potenza così comincia ad aumentare, culminando nell'esplosione del nocciolo (come divenne chiaro in un secondo momento).

I contatori segnano come livello di radiazioni 3.6 R/h, un valore di quasi normalità. Il problema è che i contatori in dotazione nella centrale potevano segnare come massimo livello proprio 3.6 e non oltre. Invece, tragicamente, il livello di radiazione si attestava in realtà fra i 10'000 e 20'000 R/h. Possiamo dire che all'insaputa di tutti si stava verificando un disastro.

I rischi dell'energia nucleare non erano noti ai cittadini. Insomma la popolazione pensava che quella centrale funzionasse alla perfezione e possibili problemi o incidenti non fossero neanche immaginabili. I dirigenti della centrale si occuparono fin da subito di nascondere la verità. Per tranquillizzare coloro che erano a conoscenza dell'incidente, si fece spargere la voce che il livello di radiazioni era "solo" 3.6 R/h . Inoltre per evitare di allarmare i cittadini, decisero di non fare adottare al personale le mute di protezione, per non parlare di una possibile evacuazione delle popolazioni limitrofe.

Nel frattempo il personale che era impegnato nella costruzione dei reattori 5 e 6 non venne avvisato di nulla. La verità era diventata una minaccia più grossa della radioattività. Gli unici a capire la gravità del problema furono i lavoratori impegnati in "prima linea" che cominciarono a sentire il calore e i malori sulla propria pelle. Furono invece pochi i cittadini che guardando la nuvola grigia fluttuare sopra la centrale si insospettirono di un possibile incidente. L'incidente che avrebbe modificato la vita a migliaia di persone.

La squadra dei vigili del fuco comandata dal Tenente Vladimir Pravik arrivò sul luogo del disastro con l'ordine di spegnere l'incendio causato dall'esplosione. I pompieri, non attrezzati contro le radiazioni, riuscirono a domare l'incendio camminando su detriti altamente radioattivi. Alle 5:00 del mattino alcuni incendi sul tetto e intorno all'aerea erano stati estinti. I vigili del fuoco morirono a breve dall'intervento. Ma il reattore continuò a bruciare. Gli scienziati allora pensarono di gettare del piombo dagli elicotteri sul reattore esploso. Soluzione subito fermata poiché il piombo avrebbe bucato il pavimento permettendo al nocciolo di entrare in contatto con centinaia di miglia di litri d'acqua creando un'enorme esplosione. Si decise di adottare al posto del piombo la sabbia e il boro.

Oltre alla gravità dell'incidente che secondo i Verdi Europei ha portato circa fra le 30'000 e 60'000 vittime, quello che emerge, anche dalla fiction di recente in onda, è come il governo abbia cercato di tenere tutto nascosto. Da una parte vi era l'esigenza di non diffondere il panico. Ma probabilmente prevalse il desiderio di non minare la percezione dell'efficienza sovietica nell'energia nucleare.

Allora la domanda che ci viene è: "Fino a quale limite lo Stato deve o può tenere nascosta la verità ai cittadini?" In uno stato Democratico, nel quale la sovranità appartiene al Popolo, dire la verità ai cittadini e metterli a conoscenza dei fatti è uno dei pilastri principali per una sana convivenza e civiltà. Di sicuro davanti ad una domanda del genere il Governo o chi per esso deve fare una scelta: preferire il bene comune o se stessi (ossia il livello di gradimento presso i cittadini). La scelta potrebbe sembrare ovvia. Penso che molti di voi riterranno la prima la scelta corretta. Ma quando questa scelta bisogna farla nella realtà, nella nostra vita quotidiana, allora, come da istinto umano, tendiamo a scegliere la seconda. In un Paese che vuole essere migliore il limite deve essere zero. Come dicevano i Latini:"Mendacium pedes non habet" ossia la bugia non ha piedi...ovvero ha le gambe corte.