Instagram e Gilgameš: non così distanti

04.06.2019

di Paola Maggioni

In un qualsiasi museo è quasi impossibile non perdersi: ci sono così tante opere d'ammirare.

Ispirazioni dal passato, culture che si evolvono fino ad oggi. Un detto dice che "si può cambiare il presente, ma non il già accaduto" e niente può essere più vero in un luogo come questo, dove tutto si fossilizza (letteralmente) e perdura sotto gli occhi di molteplici visitatori.

Se ora entrassimo al British Museum, la situazione non si direbbe diversa; troveremmo tanta gente: persone che vengono e vanno, 'Londoners' e turisti, studiosi e curiosi. Si viene a vedere fossili di dinosauri, tesori dall'Antico Egitto, dipinti di varia provenienza. Si viene anche a vedere antiche e particolarissime tavole d'argilla: esse contengono storia, e che storia!

Un'epopea.

Ritrovate nel diciannovesimo secolo in Anatolia, Turchia per gli amici, esse narrano la storia del re sumero Gilgameš, quinto della dinastia di Uruk, forse realmente esistito. Fosse stata scritta oggi, ritroveremmo questa vicenda sullo scaffale dei 'Romanzi di Formazione': è infatti indubbio che Gilgameš, da tiranno crudele, si trasformerà in un giusto monarca, grazie all'amicizia datagli da Enkidu e a causa della morte di quest'ultimo. Da qui ci addentreremo in numerose avventure, che coinvolgeranno divinità, saggi ultracentenari e piante magiche, ma tutti gli studenti, studiosi e lettori, che si sono cimentati a leggere la sua Epopea, si rendono conto di quanto Gilgameš sia un eroe-antieroe: dapprima meschino coi sudditi, in seguito alla scoperta di un sentimento come quello dell'amicizia, cambia.

Spesso l'amicizia è sottovalutata, non si ricorda di quanto sia vero il proverbio "un amico è come un tesoro". Di amici se ne hanno tanti (e spesso, non affidabili), basta un click per creare un'amicizia su Facebook, per diventare un follower su Instagram. Ci si dimentica di quanto parlarsi senza l'aiuto di strumenti sia importante e di quanto i social spesso ci allontanino, anche se sembra una delle solite frasi fatte.

I Sumeri hanno scritto quest'opera più di 3000 anni fa, ma nonostante tutto, viene letta universalmente da noi giovani per la sua modernità e per la sua profondità di pensiero.

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