La comunicazione in quarantena
Di Paola Maggioni
'In questo momento non
c'è nulla di più reale del mondo virtuale.'
Da ormai un mese
e mezzo la vita sociale si è fermata a causa del Coronavirus: si
parla di abbracci, di gesti, di vicinanza, elementi interpersonali
costanti che mai nessuno di noi ha pensato potessero un giorno
scomparire del tutto. Sembra quasi di vivere in una bolla di sapone;
e, per quanto il nostro carattere possa essere introverso o solare e
aperto, gli amici, il parlare con compagni di classe, professori o
colleghi di lavoro, ma addirittura passeggiare per le vie della
propria città e discorrere del più e del meno con commessi dei vari
negozi, sono tutte situazioni normali che mancano e iniziano ad avere
importanza nel momento della loro assenza. Nonostante ciò, la vita
deve andare avanti, è necessario riagganciarsi a quella poca routine
abituale rimastaci per non perdere il controllo. Oggigiorno, come si
fa a comunicare?
La nostra presenza sulle differenti reti sociali
non è mai stata così attiva e sorge una domanda: prima di adesso, i
Social Media come Instagram, Twitter e Facebook sono mai stati
veramente importanti? Autori in tutte le lingue pubblicano i loro
libri su E-Book; film, come ad esempio "Trolls World Tour" di
Dreamworks Animation, e nuovi portali streaming, come Disney+, già
esistente negli Stati Uniti, vengono lanciati su Internet; celebrità
di tutto il mondo si connettono online in tempo reale per regalare
mezz'ora di tranquillità e divertimento. Finalmente davvero ci si
sente uniti grazie ad Internet, prima oggetto di discussioni, ora
mezzo indispensabile per la comunicazione. Comunicazione che ci
sostiene e fa andare avanti.
Per non parlare di lezioni online e
smart working, riunioni lavorative su piattaforme come Meet, Zoom e
Skype, grazie alle quali è possibile confrontarsi su argomenti
necessari per l'istruzione di tutti noi studenti e su aspetti che
prima erano discussi faccia a faccia.
La comunicazione non è mai
stata più importante che in questo momento storico: è necessaria
per sentirsi presenti, per capire cosa sta accadendo, per sentirsi
parte di una comunità, anche se si è lontani e sotto tetti diversi.