Maturità 2021: non tutto da buttare

06.05.2021

di Lorenzo Gioli

La Maturità di quest'anno sarà assai diversa dalle precedenti, esclusa ovviamente quella dell'anno scorso. Gli studenti dovranno presentare un elaborato di Latino e Greco, a cui collegare anche altre materie. Non ci saranno prove scritte, nemmeno le versioni che tanto spaventano noi liceali. È assai probabile che dall'anno prossimo la situazione sanitaria migliori grazie alle vaccinazioni. Ed è quasi certo che i prossimi esami saranno come quelli svolti dalle generazioni passate. Un'occasione sprecata. Sia chiaro: nessuno, in tempo di pace, penserebbe mai di annullare le prove scritte, che anzi determinano un passaggio fondamentale dalla adolescenza all'età adulta. Ma perché considerare provvisorio un elaborato che permette allo studente di esporre e personalizzare le conoscenze acquisite in cinque anni di liceo?

Ormai la scuola ha imboccato la strada dei numeri, delle prove Invalsi, dei PCTO, delle valutazioni spogliate di ogni dimensione umana. Gli studenti vengono trattati come contenitori passivi destinati a ricevere una gran quantità di nozioni. Tutti devono imparare tutto, non importa se in modo frettoloso e approssimativo. Secondo questa nuova visione, la Scuola non deve educare al ragionamento e alla assimilazione dei contenuti, ma alla loro ripetizione mnemonica. Alle materie umanistiche, che spesso non hanno applicazioni concrete nella vita di tutti i giorni, subentrano in maniera sempre più schiacciante quelle scientifiche. I confini fra i vari ambiti si assottigliano: gli indirizzi scolastici disponibili finiscono per assomigliarsi sempre di più. Ormai Classico e Scientifico sono diventati intercambiabili. L'importante è, secondo la vulgata corrente, acquisire le competenze necessarie per accedere al mondo del lavoro. Non esiste nulla al di fuori della dimensione occupazionale. E ciò si riflette anche in un'attenzione eccessiva - a tratti morbosa - verso il voto, il punteggio, la prestazione dell'alunno.

Come dicevamo, nella Scuola di oggi ogni studente deve avere uguali conoscenze e uguali capacità. Un obiettivo non solo irrealizzabile dal punto di vista pratico, ma anche ingiusto sul piano teorico. In ogni alunno albergano le passioni e i talenti più disparati che spesso la Scuola non si impegna a valorizzare. Mantenere l'elaborato di Greco e Latino alla Maturità, anche quando la pandemia sarà finita, significherebbe dare un senso al proprio percorso di studi. Perché le informazioni servono solo se sottoposte al vaglio critico e alla rielaborazione dell'alunno. Che senso ha studiare Kierkegaard o Schopenhauer senza capirne l'essenza? Che senso ha tradurre i poemi omerici senza interrogarsi sul loro significato più profondo? E soprattutto: che senso ha acquisire conoscenze senza collegarle fra loro facendone un bagaglio culturale organico e coeso?

Il vero problema di quest'anno non è stata, non è e non sarà la Maturità semplificata. Se fossi stato Premier, Ministro dell'Istruzione o Presidente della mia regione negli ultimi 12/18 mesi, di certo mi sarei occupato di tematiche un po' più serie: i danni formativi e psicologici della Didattica a Distanza, il gap tecnologico Nord-Sud. E soprattutto avrei evitato di criminalizzare i giovani, accusandoli di diffondere il contagio più di qualunque altra categoria. Ma questa è un'altra storia.