Dalla parte dello Stato
di Lorenzo Gioli

La morte del carabiniere Mario Cerciello Rega, ucciso a coltellate nell'esercizio delle sue funzioni, ha provocato sollievo ad Eliana Frontini, un'insegnante novarese di cinquantun anni, che ha dedicato all'episodio un breve post su Facebook in cui ha scritto: "Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza". Il commento ha suscitato l'indignazione generale e una sequela di insulti, che hanno spinto la Frontini a chiedere scusa: "Ho commesso un errore gravissimo, me ne sono resa conto appena ho cliccato su invia, ma ormai il danno era fatto. Ho scritto una cavolata, non c'è nulla da dire - ha detto - Mi sono lasciata guidare dalla sensazione che spesso le forze dell'ordine non intervengono quando serve, quando una donna è maltrattata o peggio, si muovono solo quando ormai è troppo tardi". Da questa vicenda possiamo trarre alcuni spunti di riflessione.
Il primo: le scuse, rivolte dall'insegnante a "chi era vicino al militare", quasi sicuramente non sono in buona fede. Infatti, la donna si è scusata solo dopo aver letto gli insulti ricevuti sui social. Ci permettiamo di fare una constatazione: se la Frontini non avesse ricevuto aspre critiche da molti utenti, molto probabilmente non avrebbe affermato di essersi pentita. Secondo spunto: anche nel post in cui chiede scusa, l'insegnante ha espresso la propria sfiducia nei confronti delle Forze dell'Ordine che - sempre secondo la Frontini - non interverrebbero quando una donna si trova in difficoltà.
Vorrei quindi porre alcune domanda alla professoressa dal click facile: secondo lei è normale che un'insegnante alle dipendenze dello Stato italiano - una donna cui viene affidato il delicatissimo compito di formare i giovani - esprima sfiducia e disprezzo nei confronti delle Istituzioni del suo Paese? E perché mai, professoressa, non dovremmo "sentire la mancanza" di un carabiniere appena rientrato in servizio dopo il viaggio di nozze, preso a coltellate per la strada mentre compie il suo dovere? E ancora: dovremmo davvero credere, professoressa Frontini, che le sue vigliacche considerazioni siano solamente frutto di un isolato attacco di rabbia e non invece figlie di un'ideologia politica che considera i servitori in divisa dello Stato violenti prevaricatori del popolo, servi del Capitalismo e nemici del proletariato? Tutte domande a cui Eliana Frontini è pregata di rispondere.
La foto ritraente uno dei due indagati bendato e ammanettato ha giustamente suscitato scalpore. Le forze dell'ordine, infatti, non possono in alcun modo fare pressione fisica o psicologica su un sospettato per intimorirlo e indurlo a parlare. Detto questo, occorre saper distinguere i buoni dai cattivi. In vicende di questo tipo non schierarsi né da una parte né dall'altra (sul modello del vecchio slogan "Né con lo Stato né con le Br") equivale a stare dalla parte di chi ha ucciso uno dei tanti eroi caduti per difendere noi cittadini. Compresi quelli che, come la Frontini, non esitano a insultarli pubblicamente, infangandone la memoria.