Dobbiamo cambiare direzione

22.05.2020

 di Ottavia Colombo, redattrice del Moschettiere

In questi giorni si parla di riaprire attività e aziende, di ripartire. Di ritornare alla normalità, o a quanto di più somigliante avendo il Coronavirus ancora in circolazione e un vaccino ancora lontano per semplici tempistiche mediche. Abbiamo visto in questi due mesi di lockdown come la faccia dell'Italia può cambiare quando le macchine, le navi e gli aerei diminuiscono drasticamente: solo nel mese di marzo le emissioni di CO2 sono calate del 35% (https://italyforclimate.org/35-le-emissioni-di-co2-nel-lockdown-lo-stesso-taglio-necessario-al-2030-per-salvare-il-clima/) rispetto all'anno scorso.

Ma non basta.

Parlano da sé le esondazioni accadute giusto l'altro ieri a Milano, i periodi di siccità anomala in Sicilia e gli incendi in Australia (https://www.ilmoschettiere.com/l/articolo-di-cultura/ ) o anche l'aumento esponenziale del livello del mare che minaccia la laguna di Venezia da oramai tre generazioni. Il cambiamento climatico è una minaccia reale, soprattutto per la penisola italiana (clicca qui [https://www.ilmoschettiere.com/l/questo-e-un-post-con-immagini7/ ] se vuoi approfondire l'argomento) e se dovessimo ripartire senza cambiare minimamente direzione sarebbe un clamoroso autogol.

Quello che questa crisi ha provocato ha un che di incredibile. Oltre al drammatico numero di decessi, ha causato il lockdown di almeno 90 Paesi e il collasso di un intero sistema economico, facendo raffiorare in superficie le disuguaglianze sociali che esso stesso aveva creato. Ci ha imposto una fase di arresto brusca e intransigibile ma che potrebbe costituire la spinta giusta per effettuare quella rinascita, quel cambio di direzione, di cui abbiamo bisogno se vogliamo creare un sistema più equilibrato e giusto.

Si tratterebbe di un nuovo modello di sviluppo, chiamato sviluppo sostenibile: un sistema nel quale è possibile l'equilibrio tra i tre pilastri fondamentali ― sociale, economico e ambientale. Per far ciò, è imperativo passare attraverso una transizione ecologica, sia a livello collettivo che individuale.

Nella pratica, ciò significa iniziare a ripensarsi: ciascuna scelta che compiamo nel nostro piccolo ha un grande impatto per la società in cui viviamo. Il cambiamento passa tanto nella scelta personale di non comprare una bottiglia di plastica quanto in quella dello Stato di incentivare la green economy.

In conclusione, noi giovani, cosa possiamo fare a riguardo?

Non mettersi il paraocchi tanto per iniziare. Prendere coscienza del ruolo che dovremo giocare in futuro e della possibilità che ci danno alcune organizzazioni come Fridays For Future di far sentire la nostra voce già da adesso. Non deresponsabilizzarci ma iniziare già a cambiare per farsì che quando sarà il nostro turno, saremo preparati.