Salvini ha perso ma occhio a non festeggiare troppo

14.02.2020

di Donatello D'Andrea

Le prime elezioni regionali del 2020 hanno emesso il loro verdetto: l'Emilia Romagna resta saldamente nelle mani del governatore uscente Stefano Bonaccini, mentre la Calabria ritorna al centrodestra grazie alla vittoria della forzista Jole Santelli. Se nel primo caso la battaglia è stata davvero estenuante, nel secondo il centrodestra si è imposto, sbaragliando la concorrenza. 
La Lega, al suo massimo elettorale e nel periodo migliore della sua storia, ha lottato duramente e tenacemente contro uno dei migliori governatori di centrosinistra in una regione rossa, la più rossa d'Italia. Alla fine la vittoria è andata a Bonaccini con il 51,42%, il quale ha condotto una campagna elettorale molto intelligente, oscurando il suo partito di provenienza, il PD, e concentrandosi su ciò che è stato fatto nei suoi cinque anni di governatorato. Lucia Borgonzoni, la sfidante leghista, si ferma al 43,63%.Nel complesso il Partito Democratico ha tenuto meglio del previsto, la propaganda lo aveva dipinto come moribondo, battezzando il 26 gennaio come la "festa della liberazione dal PD". Invece così non è stato. Malissimo il M5S, entrato in una spirale negativa da quasi un anno e da cui fatica ad uscire. Fa ancora peggio Forza Italia, sempre più una zavorra per la coalizione di centrodestra. Molto bene Fratelli d'Italia, il quale si conferma l'unico partito in costante crescita dappertutto. La Lega, a dispetto del risultato, tiene nei comuni e si conferma primo partito in alcune città come Piacenza e Ferrara.La vittoria di Stefano Bonaccini non nasconde la sconfitta del Partito Democratico in Calabria, dove, pur risultando il primo partito con il 15%, ha dovuto cedere il passo ad un centrodestra compatto con Forza Italia in testa. Jole Santelli vince con il 55% delle preferenze contro l'imprenditore Pippo Callipo che si ferma al 34%. 
⁣Seppur la risonanza della vittoria emiliana abbia volutamente nascosto la disfatta in Calabria, ciò non deve portare i democratici e il governo intero a sottovalutare Matteo Salvini, il quale ha perso una battaglia ma non la guerra. In Italia la Lega resta il primo partito con quasi dieci punti di distacco, gli altri inseguono.Nonostante si tratti solo di elezioni regionali, sono comunque molteplici gli aspetti interessanti che si possono cogliere da queste singole tornate.

Salvini ha perso per la prima volta

La prima evidenza è sicuramente questa: Matteo Salvini ha perso, per la prima volta dopo quasi un anno di soli trionfi. Dall'Abruzzo all'Umbria, passando per le Europee, fino a questo momento la Lega aveva registrato solamente trionfi. E' normale che la prima battuta d'arresto faccia molto più notizia.Ma occhio a non festeggiare troppo! Credere che Salvini sia stato sconfitto è da sciocchi. La Lega resta il primo partito in Italia per distacco e il PD a livello nazionale è ancora debole. Inoltre, solo qualche mese fa la Lega aveva stravinto in Emilia, ora è il secondo partito con il 30%. La sinistra non si faccia illusioni, il Matteo di Milano è ancora un avversario temibile.Nonostante ciò è possibile cogliere una importante evidenza: la sconfitta del centrodestra in Emilia Romagna è una sconfitta personale di Matteo Salvini. E' stato lui ad importare la campagna elettorale come una specie di guerra di liberazione, dipingendo una delle regioni più prospere d'Italia come una zona devastata dal giogo comunista. Nel fare ciò, il più grosso effetto collaterale è stato quello di oscurare la sua candidata, dando adito a Stefano Bonaccini di dipingere la Borgonzoni come incompetente e per questo non in grado di esporsi in pubblico. La senatrice leghista già si era resa responsabile di diverse gaffes che avevano indebolito la sua figura, la propaganda di Salvini ha fatto il resto.Anche la scelta dei temi si è rivelata sbagliata. La Lega ha puntato ad enfatizzare le solite cose, come sicurezza e immigrazione, già ampiamente esaurite e livello nazionale, poi si è concentrato ad attaccare le Sardine.Secondo un sondaggio precedente al voto, riportato dall'Istituto Cattaneo, le preoccupazione dell'elettorato erano totalmente diverse rispetto a quelle propagandate dal leader del Carroccio e riguardavano il lavoro, il timore del declassamento e una diffusa paura che il futuro non potesse assomigliare al passato più recente. In poche parole gli elettori chiedevano continuità.L'aver puntato su Bibbiano e aver chiuso la campagna elettorale proprio nella piazza del paese, strumentalizzando il tema degli affidi dei minori non ha ripagato in termini di voti. Infatti qui Bonaccini ha preso il 56%.Per la prima volta Matteo Salvini ha sbagliato anche in quello che era ritenuto il suo pezzo forte: la comunicazione. La campagna elettorale in questo frangente è stata costellata di errori come la spedizione nel quartiere Pilastro di Bologna, dove il senatore leghista ha citofonato ad un ragazzo incensurato accusandolo di spacciare, oppure lo sciacallaggio davanti al negozio di "nigeriani" di Modena.Il primo caso ha sicuramente incassato un'ampia copertura mediatica ma ha pure provocato una grande reazione. Poco dopo l'accaduto gli abitanti del quartiere si sono riuniti in un corteo contro Salvini e sui social il video della citofonata è stato rimosso per incitamento all'odio. In questo frangente credo sia irrilevante il fatto che la Lega nel quartiere abbia perso.Il fallimento di Matteo Salvini ha provocato dei malumori anche all'interno della coalizione di centrodestra e dentro la stessa Lega (Giorgetti). Fino al tardo pomeriggio del 26 i leghisti erano convinti di vincere e sfondare in Emilia Romagna a causa di alcuni sondaggi che davano la Borgonzoni avanti di quasi 3 punti percentuali. Giorgia Meloni, in un'intervista rilasciata alla stampa ha rimproverato a Salvini di non aver "giocato di squadra", ignorando le istanze di una coalizione unita e comportandosi come un "uomo solo al comando". Anche sulla citofonata è stata critica, lei non l'avrebbe fatta.

Un centrodestra che non è più "centro"...

Il testa a testa tra Lucia Borgonzoni e Stefano Bonaccini e il risultato ottenuto dalla Lega ha pressoché oscurato ciò che hanno fatto gli altri partiti della coalizione. Fratelli d'Italia ha ottenuto il suo massimo storico, dopo il buon 4,7% delle Europee, passando dal quasi totale anonimato all'8,6%. La creatura della Meloni si conferma l'unico interprete dell'arco costituzionale costantemente in crescita dal 4 Marzo.Crollo invece, per Forza Italia, il quale è davvero un passo dallo scomparire. Se alle Europee aveva chiuso con 132mila voti e il 5,9%, in questa tornata regionale i consensi si son dimezzati (55mila) e il 2,5% certifica il totale fallimento del "centro". Nel 2014, tanto per fare un ulteriore confronto, il partito di Silvio Berlusconi arrivò all'8%.Forza Italia tiene in Calabria ma qui il discorso è ben diverso. Il tracollo grillino e il fallimento della precedente amministrazione di centrosinistra ha aperto le porte all'unica coalizione considerata credibile, quella di centrodestra. Inoltre, il successo di Berlusconi deve essere visto in una chiave strettamente strategica: la candidata era di Forza Italia, la Lega non ha ancora i contatti giusti e soprattutto la "legittimazione" richiesta per governare una regione del Sud. Anche qui FdI si è comportata bene.E' inequivocabile che la figura di Silvio Berlusconi si sia esaurita politicamente. Forse l'esigenza di un partito di stampo moderato all'interno della coalizione si sente ma dovrà essere molto lontano dall'immagine data da Forza Italia, il quale ormai è associato al suo leader e non alle sue idee. L'unica cosa che è certa che il centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni non è più centro. La Lega è vicino al 30%, Fratelli d'Italia è in procinto di superare il 13% mentre Forza Italia si accinge a scendere sotto il 6-7%.

Gli equilibri nel governo cambieranno

Assieme a Forza Italia, l'altro grande sconfitto di questa tornata elettorale è il Movimento Cinque Stelle. Un partito che è stato letteralmente polverizzato e che ha perso il 74% dei voti, passando dal 13,3% dei consensi delle precedenti elezioni regionali al 3,4%. Anche in Emilia non è andata meglio dove i grillini hanno tentato l'esperimento della lista civica, ottenendo nel complesso il 7,4%. Simone Benini e Francesco Aiello, comunque, non entreranno nel Consiglio Regionale.Il blackout grillino era atteso da tempo, almeno in Emilia, a causa di una prolungata crisi che attanaglia il movimento da quasi due anni. La velocità con cui questo è avvenuto però, è davvero inspiegabile. In entrambe le regioni il partito aveva totalizzato numerosissimi consensi che avevano fatto pensare un deciso cambio di rotta. Questo nel 2018. Appena un anno dopo i consensi si sono dimezzati, oggi i grillini, almeno in Emilia e Calabria, sono quasi scomparsi.A livello governativo, anche se il Premier Conte continua a negare, ci saranno delle conseguenze. Il PD è riuscito a vincere senza l'apporto grillino e in Calabria è risultato addirittura come primo partito (al netto di tutte le micro-liste di Forza Italia). Anche Zingaretti ha rassicurato che le cose resteranno così. Non la pensano come loro, tanto per dirne uno, Andrea Orlando.In questo momento è in ballo la riforma della giustizia, a cui i grillini tengono tantissimo. Il PD un pò meno. Infatti il deputato ha sottolineato come i grillini, alla luce del risultato regionale, "debbano iniziare a rinunciare a qualcosa". Con una maggioranza parlamentare non suffragata da una nazionale, il Partito Democratico potrà spingere il M5S ad indietreggiare su diversi temi, dando un tono diverso all'agenda di governo e magari ipotizzando addirittura un rimpasto.Il M5S è avvertito. D'altronde è stato proprio Zingaretti a parlare di un ritorno al "bipolarismo", dimenticandosi (forse volutamente ) dell'alleato di governo, considerato ormai un corpo estraneo al di fuori del Parlamento.Anche il PD, però, ha le sue grane a cui pensare. La sinistra non deve cullarsi su questa vittoria, dimenticandosi della sconfitta in Calabria. L'Emilia Romagna era considerata una roccaforte dei democratici ma comunque la Lega è riuscita a totalizzare il 30% e a raddoppiare i consiglieri. Non è un buon segnale. Inoltre, gli elettori attendono delle risposte e soprattutto delle proposte. Per Nicola Zingaretti "il bello" comincia adesso.Il centrosinistra dovrà decidere se "riempire il vuoto civico" e di rappresentanza o lasciare che tutto proceda come è stato finora: con una terra esposta all'ingerenza dei leader populisti che non hanno il senso del limite e che sanno far breccia in larghe zone.Per quanto riguarda i grillini, il reggente Vito Crimi, in attesa degli Stati Generali in primavera, avrà il dovere di imprimere un deciso cambio di passo a questa Waterloo grillina. Serve un nuovo programma, chiaro e identificabile, nuovi interpreti competenti e soprattutto una strategia comunicativa rinnovata.

L'apporto delle Sardine... E del voto disgiunto

Assieme a Stefano Bonaccini hanno vinto anche le Sardine. Hanno dato la scossa ad una società civile assopita, insensibile alle piazze e soprattutto hanno riportato al voto un'opinione pubblica di centrosinistra delusa. Per la prima volta "qualcuno di sinistra" è sceso in piazza, non era il PD (anche se avrebbe dovuto) ma un'Emilia Romagna diversa e orgogliosa di sé stessa.Ora, però, è diventato prioritario ridisegnare un pò il quadro organizzativo e decidere "cosa fare da grandi". Continuare così o alzare il tiro redigendo un vero e proprio programma politico? Mattia Santori e compagni sono chiamati a riflettere sul futuro di qualcosa davvero importante, ignorando le lusinghe dem e concentrandosi solo su loro stessi. Dopo diverso tempo qualcuno è riuscito a contendere le piazze a Salvini e a rispondergli con gli argomenti giusti. Senza dimenticare l'elemento fondante di questa campagna elettorale: la sinistra in piazza. Da quando non accadeva?Meno tv e più proposte. Ciò che avrebbe potuto ledere fortemente all'immagine della spontaneità che le ha caratterizzate è stata proprio la tv. Un'ossessiva presenza e un confronto con giornalisti maliziosamente preparati ha un pò oscurato quelle bellissime piazze gremite di entusiasmo e dato un'immagine un pò ammaccata del movimento. Anche la foto con i Benetton, in un Paese abituato a giudicare dalle apparenze, ha suscitato qualche malumore di troppo. Loro lo sanno, ecco perché certe cose andrebbero evitate.Importante in Emilia Romagna è stato anche il voto disgiunto. Il buongoverno di Bonaccini è riuscito ad intercettare molti elettori esterni all'area di centrosinistra grazie anche al voto disgiunto, molti dei quali grillini. Lo conferma il risultato ottenuto dai grillini: il loro candidato ha preso meno preferenze del partito, la differenza tra Bonaccini e Borgonzoni è di 8 punti percentuali, più di quella tra centrosinistra e centrodestra.

Emilia e Calabria, città e campagna

Quanto alla distribuzione del voto emerge che la Lega ha ottenuto i suoi maggiori successi nei comuni sotto i duemila abitanti. Il Partito Democratico, invece, ha registrato un picco di consensi nelle città. Esistono due Emilie diverse tra loro per profilo geografico, peso demografico e comportamento elettorale.In altre parole c'è una frattura insanabile tra le aree centrali e periferiche, tra città e campagna, che rende la regione contendibile. Un discorso del genere può applicarsi su scala maggiore a tutta l'Italia. Di solito le aree più intere vivono una sorta di esclusione sociale e per questo si rivolgono a partiti sempre diversi. Sarà inevitabile da parte di tutti i protagonisti una riflessione sulla rappresentazione del potere nel centro e nelle periferie, cioè in quelle zone geograficamente e morfologicamente lontane dalle caotiche città e che esprimono esigenze naturalmente diverse. Non a caso in questi luoghi la propaganda di Salvini ha funzionato.La Calabria, invece, si considera la classica "banderuola" politica. Una regione estremamente incline a sperimentare una volatilità elettorale disarmante dal momento che da be vent'anni tutte le elezioni regionali hanno visto la vittoria di un candidato, e di una coalizione, opposta a quella della giunta precedente.Si conferma anche la classica tendenza calabrese di premiare l'area politica più forte a livello nazionale. Era successo ai tempi di Prodi e di Renzi, è successo con Berlusconi e Salvini.Trascendendo dalle mere considerazioni politiche, le prime elezioni regionali del 2020 hanno premiato il lavoro delle sardine, comunque non da sopravvalutare, e il buongoverno di Stefano Bonaccini. La realtà, però, irrompe con violenza e fa registrare l'ennesimo +1 all'elenco delle regioni governate dal centrodestra. Nel giro di un anno i rapporti di forza si sono invertiti, 13 a 6 per Salvini & co. La Calabria, come un pò tutto il Sud Italia, si conferma un territorio in cerca di autore, buscante certezza politica e stabilità. Questa è un pò la condizione del governo Conte, il quale ha resistito al primo arrembaggio di Salvini e ora si prepara a reagire. Ma occhio a considerare una sconfitta evitata come una vittoria affermata.