Giudichino i lettori
di Lorenzo Gioli
Si denuncia spesso il pericolo di una diffusa aggressività verbale che coinvolge tanto il pubblico quanto il privato. Per quel che riguarda la nostra sfera più intima e personale, il rapporto Censis dell'anno appena passato riporta dati quasi agghiaccianti: gli italiani sono afflitti da forte stress, alimentato da serrati ritmi di lavoro. Per quanto riguarda invece l'ambito pubblico, ad accendere il campanello d'allarme sono state le Sardine, animate (almeno a parole) dall'intenzione di dare un po' più di bon ton alla politica, disincentivando la demonizzazione dell'avversario e l'uso di toni eccessivamente aspri. Obiettivi in sé del tutto condivisibili: peccato che il Movimento del giovane Mattia Santori - nel corso della campagna elettorale destinata a chiudersi il 26 gennaio con le elezioni in Emilia - si sia accanito sul proprio nemico Salvini usando l'accetta più del fioretto. L'ultimo esempio di questo clima alimentato da chi si definisce "democratico" e "antifascista" risiede nel recente titolo di Repubblica "Cancellate Salvini", difeso a spada tratta dal direttore Carlo Verdelli: "Era la sintesi di un'intervista al capogruppo Pd alla Camera Graziano Del Rio sul tema delle politiche migratorie, a partire dai decreti sicurezza pretesi proprio dalla Lega. Del Rio sosteneva che tutto l'impianto che ha trasformato l'Italia in una terra di respingimenti andava cambiato, e al più presto. Da qui la sintesi: eliminare tutta la scia di disumanità lasciata in eredità da Salvini, cancellare la spirale di paure contro lo straniero da lui fomentata con brutale insistenza".
Ora, la si può pensare come si vuole sul controllo dei confini e sulle politiche di Salvini. E - checché ne dica il leader della Lega - non c'era alcuna possibilità di fraintendere un titolo che appariva chiaramente come un semplice attacco politico e non come una "istigazione alla violenza senza precedenti". Ciononostante è altrettanto vero che se ad essere stato oggetto dello stesso attacco fosse stata - per esempio - Laura Boldrini, quasi sicuramente si sarebbe scatenato un putiferio mediatico e i corazzieri del politicamente corretto avrebbero subito chiesto la testa dei responsabili. Se Libero, il Giornale o La Verità avessero titolato "Cancellare Zingaretti", i Dem ne avrebbero immediatamente invocato la chiusura, magari appellandosi all'Ordine dei Giornalisti.
Ogni quotidiano ha il suo pubblico. Pertanto è assolutamente legittimo che un giornale progressista attacchi a gran voce il leader dello schieramento opposto. Ciò che stride è che loro, fautori della Commissione Segre, loro, orgogliosamente antifascisti, loro, predicatori quieti e pacifici, dopo aver titolato "Cancellare Salvini", si permettano di fare la morale ai colleghi che scrivono, sul fronte opposto, cose analoghe. Giudichi il lettore chi sono, da una parte e dall'altra, gli istigatori d'odio. O se non altro i veri ipocriti.