La superficialità del politicamente corretto
di Virginia Lazzara
Gli elementi di diversità nella storia della cultura occidentale non cambiano mai, bensì varia il modo in cui vengono affrontati. Gruppi sociali di persone, definiti ingiustamente minoranze, come gli omosessuali o i disabili sono sempre esistite ed esisteranno sempre, ma, con il passare dei secoli, l'atteggiamento con cui esse vengono considerate è mutato radicalmente. Fino a poco tempo fa l'omosessualità o la disabilità erano veri e propri tabù; la gente preferiva rimanere in silenzio piuttosto che uscire allo scoperto ed esprimersi rispetto a tematiche così distanti dalla vita di tutti i giorni. Questo probabilmente perché omosessuali e disabili sono persone considerate "diverse", e il diverso, si sa, ha sempre fatto paura agli uomini. Spesso la paura si è trasformata in violenza, e molti uomini con queste caratteristiche sono stati vittime di discriminazioni, fino a perdere la vita a causa della loro posizione nella società. Un esempio per tutti: durante il Nazismo essi furono rinchiusi nei campi di concentramento perché considerati "elemento estraneo" alla razza pura, e in circostanze orribili furono usati, alla stregua di oggetti, come cavie per esperimenti scientifici.

Per fortuna, negli ultimi decenni, l'opinione pubblica nei confronti di questi gruppi di persone è cambiata: ogni giorno vengono aperti nuovi centri di assistenza per coloro i quali hanno un posto precario all'interno della società e, anche se non è raro sentire affermazioni caustiche di persone, perlopiù anziane, imbarazzate e scosse di fronte a tematiche relative gli omosessuali, la gente sembra aver mediamente imparato ad accettare le diversità. Ciononostante, al giorno d'oggi si va incontro a un altro fenomeno, opposto al precedente, che può essere identificato con una sorta di "buonismo" e, ancor peggio, di scarico della coscienza rispetto alle difficoltà della vita. Consapevoli degli errori commessi in passato, molti uomini sembrano voler esibire a tutti la loro apertura nei confronti di queste "minoranze", dandone prova anche in circostanze che non lo richiederebbero. Queste azioni di "buonismo" vanno a stridere contro quelle realmente utili, compiute da chi dedica la propria vita ad aiutare gli emarginati e che, a differenza di altri, non si limita a parlarne. Non a caso le persone che quotidianamente si occupano di semplificare esistenze così complesse sono poi le uniche a non sentire il bisogno di farlo sapere al mondo
In questi tempi l'immagine è il mezzo più efficace per trasmettere un messaggio alla gente, e allora perché non comunicare per mezzo di esse le proprie idee?

Il 6 settembre dello scorso anno è arrivato nelle sale dei cinema italiani "Mamma mia! Ci risiamo". Nelle prime sequenze del film compaiono un bacio omosessuale in un angolo di una strada e uno scatenato ballo sulle note della celebre canzone degli Abba "Waterloo": schiere di ballerini si muovono con leggerezza ed energia, quand'ecco una donna in carrozzina esibirsi, al centro della scena, in un vorticoso "ballo sulle ruote". Gli spettatori, immersi nel ritmo del film, si chiedono a questo punto quale ruolo avrà quel personaggio all'interno della trama, scoprendo in seguito che questo è nullo: una comparsa e via! Capiamo allora come il regista abbia inserito quei pochi millimetri di pellicola con l'unico scopo di comunicare la sua "simpatia" verso i disabili, e il suo "impegno" nella gestione della realtà sociale.
Bastassero due scene di un film commerciale...