Oltre ai risultati positivi ai tamponi, abbiamo positivi al dolore

29.04.2020

Di Michelle Russo

Come la scienza ha studiato, l'essere umano è un essere sociale. Ciò vuol dire che ha bisogno del contatto fisico e di conoscere persone diverse da lui.

Non siamo mica "croods", con l'aspettativa ed il desiderio di collocarci in una grotta per il resto della nostra vita e quella dei nostri figli e nipoti. In realtà, lo siamo stati, al tempo del paleolitico: derivanti dalle scimmie, esseri pesanti e a tratti bipedi si nascondevano dai pericoli del mondo esterno.

Le femmine stavano nel covo, i nati anche, e solo i maschi, forti e intoccabili, uscivano a caccia.

Questo è istinto di sopravvivenza, bisogno di nutrirsi.

Il passare degli anni ci ha resi uomini - donne e figli - indipendenti. Chi in carriera, chi per salvare il mondo, chi per condurre invece la solita vita... siamo oggi persone che non necessitano di cacciare in una foresta insidiosa, semplicemente perché la realtà di oggi non ce lo richiede.

Fino a che un virus non è pronto a segregarci di nuovo nella caverna.

Certo, sarebbe bello far ricadere la colpa su qualcuno per alleviarci le pene. Un pipistrello? Un esperimento cinese? Uno starnuto?

Ma a cosa porta realmente tutto questo?

In Piemonte, precisamente ad Alessandria, il 26 aprile una donna sulla cinquantina è "caduta" dal terrazzo di casa sua. Un alloggio che condivideva con la madre, una signora anziana e spenta. Spenta perché, guardando i volti di questa gente, ne si può capire le fatiche, il dolore, i sacrifici di una vita intera... con la prospettiva di assistere alla orribile scena di un caro che si lascia "cadere" dal settimo piano. Aveva forse troppi debiti da sostenere? Forse soffriva di qualche disturbo? O forse era solo esausta della situazione?

A Casale Monferrato, confinante Alessandria, il giorno prima un uomo è morto allo stesso modo.

Questi sono solo due esempi, ma non è forse il momento di chiedersi se sia stato fatto tutto bilanciando in modo giusto i bisogni di ognuno di noi?

Siamo a conoscenza dei disagi che possono colpire migliaia di persone in ogni città?

La scienza, come già detto in precedenza, consiglia la socialità, ma questo le dinamiche ed i provvedimenti che sono stati presi dallo stato non lo hanno preso in considerazione, disgregando le nostre esigenze, e portando così le persone a decidere di suicidarsi piuttosto che essere costrette a stare dentro un condominio.

Sono dell'idea che confinarsi in un appartamento o villa per i più fortunati non sia stata la situazione ideale. Forse, avessimo agito con più morale e avessimo avuto dei leader più attenti, oggi staremmo guardando indietro rammaricandoci per, appunto, la morte del virus, e insieme a lui, i nostri giorni da uomini del paleolitico.