Ius Culturae: la nuova tendenza

13.11.2019

di Arianna Armani, curatrice di "Arianna's Project" 

Definizione di Ius culturae: il diritto basato sull'istruzione, principio del diritto per cui gli stranieri minori acquisiscono la cittadinanza... 

...del Paese in cui sono nati e vivono, a patto che ne abbiano frequentato le scuole o vi abbiano compiuto percorsi formativi equivalenti per un determinato numero di anni. 

Recentemente questo principio, è stato oggetto di molte discussioni,  in quanto è stato proposto da alcune personalità politiche per sostituire l'ormai datato Ius sanguinis, in vigore dall'unificazione italiana ad oggi.

Definizione di Ius sanguinis: il diritto di sangue, principio del diritto per cui un individuo ha la cittadinanza di uno Stato, se uno dei propri genitori o entrambi ne sono in possesso.

Sembra che il principio in vigore abbia perso la sua popolarità, in quanto, in uno sondaggio condotto da Demos, emerge che 7 cittadini su 10 sono favorevoli all'applicazione dello ius culturae, che a differenza dello ius sanguinis, non ha come condizione necessaria il luogo di nascita, ma l'aver completato un ciclo di studi di 5 anni, promuovendo quindi un'integrazione "culturale".

Quel che è interessante osservare è che: quasi tutti gli elettori del PD (93%) e Italia Viva (82%) sono favorevoli allo ius culturae, ma non solo. Lo sono anche l'81% degli elettori di FI e il 71% del M5S. Ancor più impressionante è la percentuale di favorevoli nella Lega (46%, quasi la metà degli elettori leghisti) e in FdI (36%), i cui leader sono notoriamente contrari a questo tipo di principio per la determinazione della cittadinanza (Salvini sostiene a riguardo, che "la cittadinanza non è un biglietto al luna park", mentre la Meloni ribadisce "no allo ius culturae, la cittadinanza non si regala").

Rileggiamo la definizione di ius sanguinis e di ius culturae: nessuno dei due principi "regala" la cittadinanza, ma sicuramente è più un regalo concesso al cittadino che ne "ha diritto di sangue" che al cittadino che ne ha il "diritto basato sull'istruzione".

Adesso soffermiamoci sulla parola "cittadinanza": condizione di appartenenza di un individuo a uno Stato, con i diritti e i doveri che tale relazione comporta; tra i primi, vanno annoverati in particolare i diritti politici, ovvero il diritto di voto e la possibilità di ricoprire pubblici uffici; tra i secondi, il dovere di fedeltà e l'obbligo di difendere lo Stato, prestando il servizio militare, nei limiti e modi stabiliti dalla legge.

Com'è che un cittadino, semplicemente nascendo in Italia, da genitori italiani, conquista i diritti che altre persone non possono guadagnarsi, integrandosi e studiando nelle scuole, dove tutti i bambini italiani vanno, e da dove tutti noi siamo passati, diventano noi stessi cittadini italiani? È davvero il sangue che fa il cittadino?

La cittadinanza, non dà solo diritti, ma anche doveri: si ha il dovere di rispettare la legge, di avere un senso civico, di pagare le tasse, di fare la raccolta differenziata e quant'altro. Eppure l'Italia è al primo posto tra i paesi con maggior evasione fiscale in tutta Europa, l'Italia è il paese dove la mafia fa parte della cultura popolare... eppure vige lo ius sanguinis, quindi la colpa di tutto ciò, non è che "nostra", degli italiani "di sangue".

L'Italia è anche quel paese da cui se ne sono andati all'estero 5 milioni di cittadini nel 2018, raggiungendo un esodo pari a quello del Secondo dopoguerra, in cui gli italiani emigrarono in massa per cercare fortuna e lavoro. Adesso, questi italiani, stanno dando il loro contributo in altri paesi, dove probabilmente saranno accettati e presto integrati. Nel frattempo, l'Italia sta invecchiando, lo sentiamo dire tutti i giorni. Ma questo significa che abbiamo bisogno di giovani, abbiamo bisogno d'integrazione, anche quando siamo noi a compierla, invece che subirla all'estero. Abbiamo bisogno di cittadini che siano tali, non per sangue, ma per volontà: che lo diventino studiando, imparando la costituzione e le leggi italiane, che non vengono trasmesse dal sangue.

E poi l'Italia è il paese della sinistra che non c'è. O meglio, c'è, è al governo, ma non si sa quali siano le sue intenzioni, non si sa nemmeno più quale sia la sua identità. Il 93% dei suoi elettori è a favore dello ius culturae, ma non c'è niente che faccia intuire che possa essere realizzato. Anzi, l'argomento sembra un tabù, "per non regalare voti alla destra", si ripetono questa frase come un mantra.

Intanto quasi la metà degli elettori della destra, sarebbe anch'esso favorevole allo ius culturae; intanto il tempo passa e ogni giorno almanacchiamo sulla durata di questo governo, che sembra funzionare sempre meno, e intanto ci sono state le elezioni in Spagna da cui è emerso chiaramente che, se l'accordo a sinistra non funziona, vince la destra. A quel punto la sinistra non avrà più occasione di "fare qualcosa di sinistra", avrà perso l'occasione per l'ennesima volta, regalando una vittoria ancor più schiacciante alla destra, perdendo credibilità anche come opposizione.