La grande sfida: investire di più nell'Istruzione

26.10.2019

di Francesco Michelini

Tutti i politici parlano di futuro ma a quanto pare pochi hanno capito che se si vuole investire nel futuro bisogna investire sui giovani e sull'istruzione. I dati parlano chiaro: la spesa dell'Italia per le scuole superiori e per l'Università è una delle più basse dell'Unione Europea, per non parlare dei numerosi giovani che decidono di lasciare la scuola prima del dovuto. Il problema non è sfuggito all'Europa che non può fare a meno di bacchettarci continuamente dicendoci ogni anno di promuovere la ricerca, l'innovazione, le competenze digitali e investire di più nell'Istruzione. Il problema non è assolutamente banale seppure spesso sottovalutato e poco reso noto dai nostri rappresentanti politici. La spesa dell'Italia nell'Istruzione è di circa un punto percentuale rispetto al PIL sotto la media dei Paesi Europei e almeno quattro di Paesi come Danimarca e Svezia. Le ripercussioni del problema si vedono. Secondo Cittadinanzattiva un edificio scolastico su due ha ricevuto il collaudo statico e in media ogni quattro giorni si verificherebbe un crollo.

Distinzioni vanno purtroppo fatte fra Nord e Sud. La Lombardia investe circa 119 mila Euro nella manutenzione degli edifici scolastici mentre la Puglia circa 3000 e la Calabria 2000. Al Nord il 64% degli Istituti scolastici è in possesso del certificato di prevenzione incendi mentre il Sud sfiora il 17% (Fonte: The Vision). Gli studenti del sud hanno un numero di scarsi risultati scolastici più elevato rispetto ai ragazzi Nord: 45% contro 28% in Italiano, 54% contro 32% in Matematica, 67% contro 30% in Inglese. Abbiamo dunque capito che le carenze nel sistema scolastico Italiano non sono solo strutturali ma anche educative e quello che sorprende è che nessuno stia intervenendo. Nell'ultima legge di bilancio i provvedimenti relativi all'istruzione sono stati pochi e poco sostanziosi. Se vogliamo dare un futuro a questo Paese bisogna proprio ripartire dalla scuola, dall'Università e dagli studenti, d'altro canto come stanno facendo tutti gli altri Paesi Europei.